POLITICA
06/06/2012 -
"Sestopoli", si conclude
con Penati e altri 22 verso il processo
Tangenti, corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Avviso di conclusione notificato anche all'ex presidente di Bpm Ponzellini, già agli arresti
SESTO SAN GIOVANNI
tratto da la Stampa
Un giro di tangenti sulle
ex aree Falck e Marelli con pagamenti ai Ds locali e la restituzione nel corso del tempo del denaro, si ipotizza avvenuta in modo illecito, a chi, quando Filippo
ex aree Falck e Marelli con pagamenti ai Ds locali e la restituzione nel corso del tempo del denaro, si ipotizza avvenuta in modo illecito, a chi, quando Filippo
Penati era sindaco di Sesto San Giovanni, ha alimentato le casse del partito e che, in cambio, sarebbe stato pure favorito nella sua attività imprenditoriale. E poi
finanziamenti ritenuti irregolari di "Fare Metropoli", l'associazione culturale costituita dall'ex primo cittadino diventato Presidente della Provincia di Milano, per le sue due ultime campagne elettorali. è un complicato intreccio di vicende, quasi tutte collegate tra di loro, quello che emerge dalla chiusura di alcuni dei capitoli dell'inchiesta coordinata dai pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia e condotta dalla Guardia di Finanza sul "sistema Sesto", per i quali sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti.
Capitoli messi nero su bianco nell'avviso di conclusione delle indagini notificato oggi a 22 persone e a una società del gruppo Gavio, la Codelfa, in vista della richiesta di rinvio a giudizio. Tra i destinatari, oltre a Penati (si è sempre dichiarato innocente), ci sono il suo ex braccio destro Giordano Vimercati, l'ex segretario generale della Provincia di Milano Antonino Princiotta, l'imprenditore Piero Di Caterina - colui che ha finanziato il partito salvo poi chiedere indietro il
denaro a Penati - , il vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, l'amministratore del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'architetto Renato Sarno, l'ex amministratore delegato di Milano Serravalle Massimo Di Marco. E ancora l'ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini, il presidente della Banca di Legnano Enrico Corali, i due imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, Agostino Spoglianti, ai vertici del gruppo Sina e Marco Gadaleta e Paolo Golzio amministratori di Energia e Territorio e di Energrid. Questi ultimi fanno parte di coloro che hanno ersato contributi in modo irregolare a «Fare Metropoli» l'associazione definita «mero schermo destinato ad occultare la diretta destinazione delle somme», per un totale di 360 mila euro, a Penati in vista delle elezioni provinciali e regionali del 2009 e del 2010.
Oltre a quello di «Fare Metropolì, i filoni di indagine chiusi riguardano il presunto giro di mazzette sulle aree ex Falck e Marelli - il costruttore Giuseppe Pasini avrebbe versato in cambio di permessi edilizi 4 miliardi di lire su 20 che gli sarebbero stati chiesti - con l'obbligo di coinvolgere le coop e la restituzione a Di Caterina, per conto di Penati, di parte dei «finanziamenti e pagamenti» al partito locale - 3,5 mln tra il 1997 e il 2003, e non meno di 50 mila euro tra il 2008 e il 2009 - tramite la "finta" caparra di 2 milioni di euro versata nel 2008 dal gruppo Gavio in seguito a una fittizia compravendita di un immobile.
Cifra, per gli inquirenti, prelevata dai 14 milioni di «profitto illecito» incassati da Codelfa, società sempre del gruppo Gavio, per la realizzazione della terza corsia della Milano-Genova (A7). E sempre nell'ambito della restituzione delle presunte tangenti versate da Di Caterina rientra , come si legge nel capo di imputazione, la delibera di tre anni fa della Provincia di Milano che avrebbe
favorito la sua impresa di trasporti, la Caronte, nella distribuzione dei proventi finanziari del Sitam, il Sistema Intergrato Tariffario Area Milanese, e l'acquisto pa parte sempre di palazzo Isimbardi di un'immobile in via Varanini, nel capoluogo lombardo, di proprietà sempre della Caronte. Rimangono aperti i capitoli dell'indagine che riguardano le irregolarità nella compravendita delle azioni della Milano Serravalle, alcuni atti di gestione della società autostradale e vicende minori al Comune di Sesto.
finanziamenti ritenuti irregolari di "Fare Metropoli", l'associazione culturale costituita dall'ex primo cittadino diventato Presidente della Provincia di Milano, per le sue due ultime campagne elettorali. è un complicato intreccio di vicende, quasi tutte collegate tra di loro, quello che emerge dalla chiusura di alcuni dei capitoli dell'inchiesta coordinata dai pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia e condotta dalla Guardia di Finanza sul "sistema Sesto", per i quali sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti.
Capitoli messi nero su bianco nell'avviso di conclusione delle indagini notificato oggi a 22 persone e a una società del gruppo Gavio, la Codelfa, in vista della richiesta di rinvio a giudizio. Tra i destinatari, oltre a Penati (si è sempre dichiarato innocente), ci sono il suo ex braccio destro Giordano Vimercati, l'ex segretario generale della Provincia di Milano Antonino Princiotta, l'imprenditore Piero Di Caterina - colui che ha finanziato il partito salvo poi chiedere indietro il
denaro a Penati - , il vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, l'amministratore del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'architetto Renato Sarno, l'ex amministratore delegato di Milano Serravalle Massimo Di Marco. E ancora l'ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini, il presidente della Banca di Legnano Enrico Corali, i due imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis, Agostino Spoglianti, ai vertici del gruppo Sina e Marco Gadaleta e Paolo Golzio amministratori di Energia e Territorio e di Energrid. Questi ultimi fanno parte di coloro che hanno ersato contributi in modo irregolare a «Fare Metropoli» l'associazione definita «mero schermo destinato ad occultare la diretta destinazione delle somme», per un totale di 360 mila euro, a Penati in vista delle elezioni provinciali e regionali del 2009 e del 2010.
Oltre a quello di «Fare Metropolì, i filoni di indagine chiusi riguardano il presunto giro di mazzette sulle aree ex Falck e Marelli - il costruttore Giuseppe Pasini avrebbe versato in cambio di permessi edilizi 4 miliardi di lire su 20 che gli sarebbero stati chiesti - con l'obbligo di coinvolgere le coop e la restituzione a Di Caterina, per conto di Penati, di parte dei «finanziamenti e pagamenti» al partito locale - 3,5 mln tra il 1997 e il 2003, e non meno di 50 mila euro tra il 2008 e il 2009 - tramite la "finta" caparra di 2 milioni di euro versata nel 2008 dal gruppo Gavio in seguito a una fittizia compravendita di un immobile.
Cifra, per gli inquirenti, prelevata dai 14 milioni di «profitto illecito» incassati da Codelfa, società sempre del gruppo Gavio, per la realizzazione della terza corsia della Milano-Genova (A7). E sempre nell'ambito della restituzione delle presunte tangenti versate da Di Caterina rientra , come si legge nel capo di imputazione, la delibera di tre anni fa della Provincia di Milano che avrebbe
favorito la sua impresa di trasporti, la Caronte, nella distribuzione dei proventi finanziari del Sitam, il Sistema Intergrato Tariffario Area Milanese, e l'acquisto pa parte sempre di palazzo Isimbardi di un'immobile in via Varanini, nel capoluogo lombardo, di proprietà sempre della Caronte. Rimangono aperti i capitoli dell'indagine che riguardano le irregolarità nella compravendita delle azioni della Milano Serravalle, alcuni atti di gestione della società autostradale e vicende minori al Comune di Sesto.
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